Sniz Banquette "More Blood", 2025
Suona nella stanza accanto. Il suono è ovattato, distante, più ti ci avvicini con le orecchie e più che questo si allontana. Più ti ci avvicini con empatia e più che ti si avvicina.
Se ne era già venuto fuori con un Ep straordinario, mr. Sniz Banquette, nel 2022; a suo tempo mi aveva deliziato ed, essendo oramai nel 2025, mi ero quasi arreso all' idea che il progetto fosse stato abbandonato. E invece no, come uno schiaffo ferroguantato nel bel mezzo di una conversazione noiosa, il nostro ritorna e i tre anni appena trascorsi non sembrano più passibili di condanna perentoria alla catena del cesso: non ne siamo usciti migliori, il mondo è sempre una chiavica (o lo è ancora di più), ma una certa filosofia ha resistito e gode di una saluta ferrea. Fateci caso: durante la pandemia, i coprifuoco, le zone rosse, gialle e arancioni, il DIY, nella sua componente più casalinga e casereccia, non ha mai dimostrato un cedimento che sia uno ma, anzi, ha come creato una sua epopea all' interno della confusione generale, sua, e solo sua, nonostante le restrizioni del caso. Un' evoluzione silente ma inarrestabile e della quale Sniz Banquette è uno dei gioielli più preziosi. Suona ancora spietato nel suo andamento trasognato, nei suoi suoni ovattati, nel suo incedere claudicante ma inesorabile; figlio non tanto della pandemia quanto di un' umanità che, nonostante gli impedimenti, non si arrende mai nella volontà di esprimersi e di raccontarsi.
Non vi do i riferimenti del caso perché mi piace regalarvelo di nuovo per quello che effettivamente è: una strada poco battuta e ancora tutta da percorrere, un primo mattone per iniziare a costruire nuovi contesti, nuove situazioni e nuovi spazi per dialoghi tra persone distanti solo fisicamente.
Indie Rock? Post Punk? Anti Hardcore? Non lo so, in questo dato momento mi piace solo ballare sulle macerie seguendo le note di More Blood.
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