Mario Bianchi "Pinerolo 1984", 2025-Bubca
La Bubca ritrova una cassetta sepolta chissà dove da chissà chi che contiene chissà che cosa; la ascolta, si entusiasma, cerca di contattare l' autore per una ristampa casereccia ma fallisce. A questo punto la circostanza imporrebbe di relegare il ritrovamento nell' archivio dei propri piaceri domestici, però anche col cazzo...la musica è condivisione di passioni, la continua ricerca di piccole perle dimenticate per poterle far circolare nella propria sfera e creare nuovi contatti costruiti su affinità elettive.
La Bubca quindi ci restituisce un piccolo, ma enorme, pezzo di Underground italiano, Synth Wave in odore di primo Industriale e fortemente masticabile anche da un pubblico non molto uso a tali sonorità.
Una suite divisa in 7 movimenti che vuole, sin dai titoli delle singole parti, coinvolgere il mondo intero per parlare del mondo intero: rimanendo strumentale pare cercare un linguaggio universale. Dato il genere, data la prevalenza di Synth e Drumachine, oltre che parlare del mondo ci parla pure di un periodo storico: Pinerolo 1984, dopo la marcia dei 40000 a Torino, un mondo che scivola sempre di più in un edonismo per pochi e dove le lotte operaie scompaiono dagli schermi o, per lo meno, perdono quell' impatto comunicativo che potevano vantare negli anni '70. È quindi una melodia malinconica e che, da malinconica, diventa quasi claustrofobica quella del misterioso Mario Bianchi in questo nastro: ora si sta bene, certo, ma fino a quando? Il senso di imminente fine dei Sogni è alle porte in questo disco (1984, per quanto possa essere una semplice data di rilascio della cassetta, col senno di poi assume dei tratti inquietanti) e Bianchi lo restituiva con grazia, finezza e garbo: distribuire colpi di mannaia come fossero zuccherini.
Fa piacere che esista sempre gente disposta a riallacciare i fili continuamente e malamente sforbiciati della musica italiana di confine (ma anche di trincea verrebbe da dire) in un paese che troppe volte si scorda del suo passato e, proprio per questo, si accontenta sempre di ricoprire un ruolo mediocre nella scena globale musicale.
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