Goodbye Boozy Special 2
All' inizio ho pensato di aspettare un po' e accumulare tutto in unico speciale, ma poi mi son reso conto che per gennaio c'è diversa roba che bolle nel calderone delle streghe di Goodbye Boozy e quindi smaltisco subito le ultime tre uscite su cassetta così da non ritrovarmi a fare troppo in troppo poco tempo rischiando di non dedicare ad ogni singola uscita il dovuto ragionamento.
Si continua quindi in perfetto stile GB: Lo-Fi, grafiche squisitamente artigianali (l' amore per quello che si fa diventa palese soprattutto per come ci si dedica e per come lo si presenta: questi contenitori in cartone sono di una bellezza unica) e Punk di frontiera anche rispetto al Punk stesso; qui non comanda la rabbia, il senso di oppressione, lo scoramento del non essere compresi
qui vige la stramberia
l' ironia
in particolar modo l' autoironia
una capacità innata di fare le cose sul serio senza mai prendersi sul serio.
Questa è Goodbye Boozy
Titanium Exposé "Disorders"
Dei tre il più classicamente Egg Punk ma, a considerarlo tale, si commette subito un primo, grave, errore: se l' Egg Punk ha avuto un senso, questo è senz' altro l' aver raccolto il testimone del Punk Rock primigenio del 1977 e rinnovarne la tradizione nel non essere convenzionale e facilmente tracciabile; scompare quindi l' autotune alla voce, si lasciano intatti la passione per il quattro quarti Punk Rock, da una parte, e la propensione per certa rigidità meccanica del Post Punk alla Devo, e si arricchisce il tutto con affondi improvvisi nell' hardcore...irruzioni talmente violente nella struttura dei pezzi, da sembrare quasi come buttate lì per caso: coltellate che arrivano dal nulla per riuscire a fare di tutto, del male in primo luogo. Ovviamente la temperatura generale è sempre impostata sui gradi di una sana autoironia, qui chi si prende sul serio è finito. I Titanium Exposè non si prendono mai sul serio ma, noi che li ascoltiamo, dobbiamo farlo per forza: un reperto interessante, testimonianza di un genere che pare non essersi ancora esaurito e che è piuttosto allergico al fornire una definizione precisa di se stesso.
Hyperdog "Tales From The Mountain"
Volendo riprendere dalla recensione subito precedente a questa, viene da dire che dall' Egg Punk si parte ma non si sa dove si va a finire: riff hard-rock con una voce monolitica e quasi urlata, ritmica scarna, essenziale ma puntuale ed opportuna. Che musica è mai questa? Chissenefrega, fin tanto che non accompagna mai sovrasta, si impone all' attenzione e, nella commistione di trovare apparentemente anti tetiche, cattura l' entusiasmo, a chi può interessare cosa è e cosa non è? Sicuramente questo è un buon Ep, invoglia a ripetere l' ascolto ed impararlo a memoria, attendendo, chissà, un live per poterne esaurire il rito sfasciandosi il cranio contro lo spigolo del palco. Nella sua paese autoironia, infatti, questo disco non manca di essere irruento fino al punto di risultare addirittura violento; ma la violenza filtrata con l' autoironia non risulta mai come una semplice giustificazione o, peggio, beatificazione di gesti, parole e proposito incongrui, ma casomai una profonda critica ad essi, facendoci fare i conti con il concetto che, se si riesce ancora a fare ironia sulla violenza allora vuol dire che questa può essere anche messa a nudo e quindi ridicolizzata. Gli Hyperdog mi comunicano proprio questo: una farsa teatrale messa in scena come uno psicodramma per convincere lo spettatore che la violenza non serve a nulla. Con questo procedimento si può ancora esorcizzare quello che oggi pare inesorcizzabile dallaente dei più. Un ringraziamento sentito agli Hyperdog per averci provato ed esserci pure riusciti. Siamo fatti per cooperare, vivere in pace ed ascoltare gli Hyperdog.
Porno Empire "Porno Empire"
Non me ne vogliano i primi due gruppi trattati un questo special, ma Porno Empire qui tocca il picco più alto: un lavoro maturo nella sua voluta mostra di immaturità , una raccolta di pezzi ben calcolati senza essersi presi la briga di prodursi in calcolo alcuno. Synth, drum machine, campionamenti, Scream-Queen che urlano terrorizzate, un calderone di meraviglie messe insieme con l' arte del collage sonoro. Un' elettronica dall' estetica Punk che trova il suo punto di massima forza nel suo essere così casereccia, verace e spontanea. La cosa che trionfa su tutte, poi, è proprio la libera e spontanea associazione mentale tra suoni ed immagini durante l' ascolto: sintetizzatori 80's conducono verso paesaggi distopici dove gruppetti di ragazzi in gita sfuggono da serial killer, apocalissi zombie e nubi tossiche. Tutto sembra buttato lì per caso ma, alla fine, tutto torna: Porno Empire suggerisce un racconto e l' ascoltatore lo mette nero su bianco nella sua mente. Un gioco violento e senza scampo nel quale ci si arrende volentieri: rimandi, citazioni, mutuazioni, qui vengono assemblate per creare un discorso unico ed irripetibile. Un discorso dai contorni vintage ma che rimane inesorabilmente e perfettamente futuribile.
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