Goodbye Boozy special 3

 Come promesso, rieccomi a parlare, scrivere, lasciarmi suggestionare di e da le nuove uscite di Goodbye Boozy. Ancora una volta perché, anche a questo giro, ne vale ancora la pena: roba per niente a caso ma sempre ben ordita e registrata; Chaos sonoro che diventa emotivo che si tramuta in tempo speso bene mentre si ascoltano questi tre dischi (un 12" e due 7") che tutto sono tranne che qualcosa di tiepido e moderato. L' idea di base, per me, è la volontà di produrre e distribuire roba aggressiva, non digeribile al primo ascolto, per non accontentare chi cerca sollievo nella musica ma solo una possibile vicinanza, se non addirittura un' identità, nel vivere di tutti i giorni. In questi tempi difficili, è inutile cercare inni da cantare ma, molto meglio, appoggiarsi a suoni urticanti che, nel ferirci, ci ricordano quanto sia necessario fideizzarsi con un suono che sia rumore, un rumore che sia racconto, un racconto che sia vita (e la vita non è semplice, appunto). Ascoltare per progredire, per non essere semplici, per non essere solo numeri, per rifiutarsi di essere consumatori. Addentrarsi in questi suoni è dunque, infine, da prendersi come un atto politico. Politico, urgente, necessario.

Jacket Burner "Tonite"

Ascoltalo

Se deve essere Rock N Roll che Rock N Roll sia, ma che sia marcio, accidioso, viscido, diretto, senza troppe riflessioni sia a monte che a valle. Suonare sempre senza pensare alle conseguenze, buttarsi nel vortice e basta, complici di nessuno, simpatici neanche lontanamente. 

Jacket Burner non suona per compiacerti, suona per sentirsi urlare contro, ricevere sputi e far finire tutto a bottiglie rotte e sogni infranti (quelli degli altri, lui, son convinto, deve essere uno che, al risveglio, non si ricorda cosa ha sognato). Prende la chitarra e la suona come una grattugia, si mette alla batteria e picchia come in una rissa. A questo qui non frega un cazzo di nulla e, per di più, gli stiamo tutti sul culo. 

"4 tracks of no budget shit rock" annuncia fiero sin dalla copertina e non per mettere le mani avanti ma solo per ribadire che l' unico motivo per cui si è addentrato in questo lavoro è solo per compiacere se stesso e nessun altro: "stanne alla larga e non rompermi i coglioni" se poi a me è piaciuto per immediatezza, spontaneità ed irruenza (proprio perché, a me, leggere solamente 4 tracks of no budget shit rock fa già gridare al capolavoro senza tempo) poco importa: lui lo ha scritto, suonato e registrato e di cosa penso io poco gliene importa. Son convinto che se anche uno dei Crime lo contattasse per fargli i complimenti, lui se ne sbatterebbe altrettanto.

La magia di questo disco è proprio la mancanza di rispetto per l' ascoltatore che, proprio perché si tratta di magia, si concretizza in un atto di sentitissima stima dall' altra parte. Impossibile non amarlo poiché lui, stai sicuro, non ti ama neanche per errore.

Slocks "Viper"

Ascoltalo

Gli Slocks, per come la vedo io, meritavano già un posto di pieno diritto nel Gotha del Garage Rock più di frontiera: approccio Noise alla Pussy Galore, qualche fuga nelle paranoie viziose dei Brainbombs e una ritmica violenta e retrò alla Sonics. Un gruppo che con soli due LP ed un 7" aveva già mandato a letto senza cena diversa gente che il Garage ed il Punk Blues li frequenta ma non li afferra, tutt' al più li scimmiotta. Quindi, dopo il congedo della cantante, potevano pure dedicarsi ad altro...ma il Garage è una missione, il Blues una fame insaziabile e mai e poi mai sono da fraintendersi con un viatico verso la gloria. Non esiste gloria per chi frequenta questi suoni, solo cercare in tutti i modi di non fare infiacchire un principio: chi si tira indietro è un buffone. Assoldano due capi fila come Massimo (Lame, Two Bo's Maniacs) e Valentino (Barsexuals) e si rimettono in discussione. Non voglio fare paragoni coi dischi precedenti (dal passato ci si attinge ma il passato non si rimpiange) ma a me pare che questa nuova formazione picchi dove c' è da picchiare e non rinunci alle venature ostili dei dischi precedenti. Se per voi il termine Blues Torrido ha un senso, allora questo disco, di senso, per voi, ne avrà ancora di più: più che Torrido direi che è proprio disgregato e lancinante, claudicante come una sbronza triste, si accascia nell' angolo di una strada a fondo chiuso e si rialza improvvisamente per prendere a testate il muro. È disperato anche se sembra ironico, è suicida anche se ogni sua nota o scambio o urlo sanguinano amore per la vita, qualsiasi cosa essa sia. È senz' altro la componente Blues che qui spadroneggia, dando una direzione disperata e agonizzante alle già ben collaudate doti allucinogene del gruppo torinese. Un Noise Rock maledetto e senza via di fuga, un incubo lisergico che dal delta del Mississippi ti proietta senza fartene rendere conto tra i simboli occulti di una Torino infernale.

Vi consiglio volentieri pure un libro per accompagnare gli ascolti di questo disco che, mi auguro, dovranno essere reiterati e molto attenti

-ai fatti, questo è un disco che sorprende sin dal primo ascolto per trovate, intuizioni e tendenza al frastuono, ma capirlo è esercizio di ben altro cimento: solo entrandoci dentro, ascolto dopo ascolto, se ne potranno cogliere a pieno le notevoli capacità di sintesi e la lodevole tendenza alla trovata controcorrente su di una base piuttosto familiare come il Blues-

Giorgio De Maria "Le venti giornate di Torino" Neri Pozza Biblioteca: ottimo libro anche preso a sé stante, coniugato con questo disco, contestualizzato in un incubo torinese e con le fughe lancinanti degli Slocks a fargli da commento, potrebbe essere il complemento necessario per capire un disco così bello, complesso e, va da sé, oscuro.

The Gents/Klint "I Can't Shit/Water Vapor"

Ascoltalo

Capita di rado di mettere su un disco e ascoltare un urlatore descrivere perfettamente quello che succede tutti i giorni nella vita spesa male di un magazziniere come me: dipendenza da caffè, dipendenza da cellulare, dipendenza da stronzate assortite; immaginarsi l' impossibile, non fare nulla per ottenerlo e poi piangersi addosso perché non lo si è ottenuto. Che suono useresti per descrivere tutto questo? Un bel Punk Rock tirato e diretto, poco incline alla melodia, minutaggio ridotto al minimo indispensabile e un cantato sospeso tra la rabbia e la beffa. Che parole useresti invece? Poche sicuramente, perché l' ermetismo paga sempre e riesce con poco a dire tutto il necessario se si è bravi come i Gents a darne una versione efficace, piacevole nel voler essere spiacevole e sigillata con mano maestra. 4 pezzi che fanno riflettere facendoti divertire sui tuoi difetti e le tue monomanie che oggi, non pare, va vista più come una cura dai mali dei nostri tempi che come il semplice lato di un 7".

Non so dove ci porteranno questi anni, non ne ho davvero ma so che, se vivrò abbastanza da potermeli ricordare, sarò fiero di associarli a uno come Klint che, da una pandemia estrasse la linfa per comporre musica senza tempo. 

Quando nasci nel bel mezzo di un evento negativo e non sei succube all'auto indulgenza, puoi solo diventare una cosa e cioè un ottimo interprete del mondo che ti circonda. Hai visto il peggio del peggio, l' essere umano nei suoi momenti moralmente più bassi, va da sé che non ti fa più schifo nulla e, quindi, puoi parlare/suonare di tutto.

Klint crea lancinanti pezzi di due minuti, solo con un synth ed una drum machine, nobilita l' autotune asservendolo alla sua rappresentazione dell' umano che si fa inumano e li proietta contro un muro.

Nell' abbattersi violento su chi ascolta, Klint sfiora, se non quando afferra in pieno, un' idea come di imperfezione perfetta: i suoni rugginosi, talmente rugginosi da farti venire il tetano, si sposano alla perfezione con le nenie robotiche della sua voce. Un' intelligenza artificiale più umana dell' umano.

In questi suoni è la deriva dell' occidente fino al suo punto di non ritorno: una corsa senza sosta verso la fine di ogni cosa, la tecnologia che diventa solo un geroglifico sulle pareti di una caverna.

Era un po' che non sentivo più niente di Klint ed iniziavo davvero a preoccuparmi: "che abbia perso convinzione?" 

e invece no, Klint non si è fermato e, arrivato fino a qui, non si fermerà; continuerà imperterrito con le sue piccole produzioni domestiche verso l' apocalisse.

Comments

Popular posts from this blog

Chow "Eternal Lopez", 2025

208 "Possession", Goodbye Boozy Records -2024

Tab and The Sgrollers "I Sensi C' ingannano",2025-Bubca