Lothario "Hogtied", 2024-Under The Gun
Con cosa si fa un bel disco Rock N Roll?
Con niente, è questo il punto, perché con niente si può fare di tutto. Con un bel basso tirato, due note di chitarra e una voce superba, i Lothario fregano tutti sul rush finale e mandano in tilt le classifiche di fine anno. Ora, per affermare questo non è che abbia proprio delle gran motivazioni: ascolto attento e ripetuto, picchi personali d'entusiasmo a fronte di certe soluzioni in fase di arrangiamento che ne premiano, se non la capacità compositiva, senz' altro le loro doti artistiche volte ad un minimalismo non molto comune in ambienti fatti di accordi pieni e fragore. È proprio l' assenza di fragore che li distingue, li eleva e li rende un esperimento raro se non unico, come riescano, cioè, a imporsi come formazione di vero Rock N Roll viscerale e sensuale, senza utilizzare di rado accordi in power chord e armonie blues ma ricorrendo, spesso e volentieri, all' arma scheletrica ed essenziale del Post Punk di Devo e compagnia sonante. Quasi un mistero se non si sapesse che i Lothario arrivano al termine della gloriosa, per quanto sotterranea e arrivata in Europa parecchio in sordina, stagione dell' Egg Punk (non si dimentichi mai che il primo 7" dei Lothario è uscito quest'anno sotto l'ala protettrice di Goodbye Boozy, vero e proprio avamposto europeo del genere in questione): un genere che, già in nuce, riusciva, con naturalezza e semplicità, ad accostare universi tra loro alieni.
I Lothario si discostano già dal genere, escludendone diversi tratti distintivi dalla propria scrittura (abuso di Echo alla chitarra e di Autotune alla voce), ricollegandolo alle sue radici più tradizionali e carnali: chitarra scarna, sezione ritmica essenziale ma presente e costantemente alla guida, voce sensuale e nervosa. Un modo piuttosto valido (e la bontà di questo disco ve lo confermerà) di riprendere il passato senza essere spocchiosi nei confronti delle novità portate dalle nuove generazioni.
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