Klasse Kriminale "Belin! Dei pazzi",2024-Flamingo
Non hai bisogno di ascoltarlo, compralo e basta
Chi fa la storia di un genere la fa perché quel genere lo conosce e lo conosce perché, prima di farne la storia, lo ha percorso, lo ha vissuto, tra case occupate, concerti improvvisati e sbronze. Poi ha messo su un gruppo, magari ispirato da un altro gruppo che nemmeno ha registrato nulla durante lo schizzo di tempo in cui è esistito e questo gruppo, magari, è diventato un punto di riferimento per chi segue un genere ed incarna le sue caratteristiche anche, e soprattutto, nella vita di tutti i giorni; succede quindi che quel gruppo, forte della sua ampiamente meritata credibilità ed autorevolezza, decida di rendere tributo all' ambiente, alle persone, ai luoghi, che hanno fatto si che quel gruppo potesse prender vita. Poco importa se quella scena, primitiva e feroce, abbia registrato poco o niente, l' importante è la volontà di ricucire i lembi sparsi di una storia che, altrimenti, continuerebbe a rimanere sepolta nella memoria di pochi: si rintracciano più testimoni e, con ogni mezzo possibile, si cerca di ricomporre quelle canzoni e quei testi.
Fuoriescono nomi altrimenti condannati all' oblio: Vanexa, Total Crash, Gangland, Shellshock, Drull, Alieneted Kids, Ragni, Herberts e U-Boot, tutti nomi sconosciuti o quasi ma che, insieme, riescono a restituire il quadro di quello che il Punk ha voluto dire in Italia. I loro testi, riflessi di gioventù spavalde vissute sul filo del rasoio, spiegano bene quello che si provava nell' essere Punk in una delle nazioni più bigotte, perbeniste e doppiomoraliste del mondo: un senso di oppressione e totale sconfitta che, solo nella musica, poteva trovare un senso di riscatto e rivincita.
I Klasse Kriminale, essendo un gruppo nato fra queste formazioni e che, per questioni relative all' estrazione sociale e, non da ultimo, per frequentazioni decennali di ambienti legati a certi giri, si sono accorti di come la musica, dai tempi in cui queste formazioni erano attive, sia stata declassata a mero prodotto di consumo per le nuove generazioni e, reinterpretando questi brani, cercano di fare capire i perché e i per come di chi viveva la musica come una ragione di vita, una giustificazione al proprio esistere nel mondo. Per conto mio ci riescono alla grande, poi sarà che anche per me la musica è una ragione di vita, e quindi mi è impossibile non cogliere certi tratti, ma mi riesce difficile non rilevare quanto questi pezzi siano trascinanti e, in virtù proprio di questo, più che esplicativi. Non credo sia possibile rimanere indifferenti di fronte a frasi perentorie e, nella loro semplicità, motivanti e a suoni così diretti e sferzanti. Il suono eterno di chi non vuole essere solo una numero, un cartellino, ma una persona libera di esprimersi e di fare comitiva con chi la pensa come lei.
A fare da colonna portante al disco è parso corretto completare il lavoro con una fanzine di interviste ai superstiti e ai testimoni che, in quei gruppi, hanno militato: per capire meglio le loro ragioni, per leggere i loro ricordi e farne tesoro riconoscendosi in essi.
Basterebbe così poco per capire che non siamo divisi da barriere generazionali ma che siamo uniti da questioni inerenti la condizione sociale ed il possedere la semplice volontà, citando malamente Oscar Wilde, di guardare gli astri dalla merda in cui stiamo affondando.
Non mi piace dare i voti ai dischi ma questo gioiello è un 10+ senza se né ma.
Comments
Post a Comment