Why Bother? "Hey, at least you're not me", 2024-Feel It
Finalmente, dopo secoli (in realtà una manciata di anni), posso recensire un disco dei Why Bother? . Non so perché ma mi è sempre sfuggita l' occasione o, più che l' occasione, molto probabilmente non mi sentivo all' altezza. Come recensire un disco dei WB? e riuscire a restituire a chi legge le complessità di un gruppo semplice? Ancora non lo so, però ci provo:
Il Punk dei WB? è un Punk Rock romantico facilmente riassumibile in questa frase di Francis Scott Fitzgerald
«Non sono sentimentale, sono romantico. Il fatto è che i sentimentali credono che le cose durino, i romantici hanno una fiducia disperata che non durino»
Nella voce fragile, negli strumenti che suonano sporchi, nelle armonie fatte di malinconica irruenza, si fonda un romanticismo che difficilmente, allo stato attuale, trova termini di paragone e di confronto; il Punk Rock dei WB? sembra tenuto in piedi sul filo del rasoio: sospeso fra la vita e la morte, sempre sul punto di inciampare e sgretolarsi, eppure sta in piedi, tira dritto e arriva fino in fondo.
Non è Emo Core tuttavia: è Punk Rock della prima ora mescolato con un Post Punk chiaramente appassionato di sintesi e scheletri nell' armadio. Un sentimento non è mai diretto, e né proviene, in un' unica direzione e da un' unica fonte. Un sentimento è anche il suo contraccolpo, gli occhi e le parole di chi lo ha indotto in chi lo prova, la consapevolezza che il provarlo farà arrivare ad un qualcosa perdendo necessariamente qualcos'altro. Sentire, provare, somatizzare significano per forza di cose perdere, uscirne sconfitti.
È proprio la rielaborazione di una sconfitta la definizione migliore per un disco dei Why Bother? che in pochi anni, ma ad un ritmo ossessivo e forsennato, hanno dato alle stampe davvero molti dischi senza mai perdere di vista la bontà del risultato: tutta roba buona e mai un tanto al kilo, sempre intrisa di un vissuto consapevole di se stesso e attenta ad una scrittura sopra la media del genere.
Questo disco, il milionesimo in pochi anni, si dimostra ancora come il lessico, il suono, il ritmo, vada di pari passo con i crolli emotivi di uno spirito offeso e calpestato da questi ultimi anni: così difficili, così incomprensibili, così alieni ed alienanti.
Bisogna ascoltare un disco così per poter accettare e introiettare il concetto a monte di tutto: siamo nati per perdere e non può essere diversamente
perché perdere ci fa essere e sentire più umani degli umani.
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