Waylon Thornton Special
Difficile dire se uno è un genio mentre la sua attività artistica è sempre in corso d'opera, ma sta di fatto che se si da un occhio, ma soprattutto entrambi gli orecchi, alla produzione di Waylon Thornton non si può non far caso a come la quantità corrisponda alla qualità; in uno spazio di pressappoco tre anni il nostro ha riversato sulla rete una marea di Ep a suo nome, ha dato vita allo spigliatissimo duo Garage Punk Thee Sick Bubbles e adesso anche ad un altro duo, sempre spigliatissimo, i Girl Fit, stavolta più sulla scia di certe esperienze Riot Grrl nate verso la fine del secolo scorso.
Data la frequenza piuttosto notevole con le quali immette nella rete le sue sortite, mi è sfuggito di recensire il suo ultimo, bellissimo, Ep, colgo quindi l' occasione dell' uscita di altri due progetti a lui correlati per dedicargli una recensione su tutte e tre le cassette in questione, per sottolineare la bravura, la versatilità e il buon gusto del valido Waylon
Waylon come Autore
Waylon Thornton "Head Full of Jelly", 2024
La capacità indubbia del nostro di mettere insieme universi consequenziali fra loro, nella scansione temporale delle varie evoluzioni musicali della musica americana, come Rockabilly, Folk, Punk Rock e Country, ma che le varie categorizzazioni per genere hanno reso distanti se non estranee le une alle altre, fanno di Thornton un autore spigliato in quanto piuttosto erudito culturalmente. Compone con un orecchio sempre attento nella ricerca di strutture inusuali pur amalgamando il tutto in un suono secco e minimale: la chitarra di Thornton, ve l' assicuro, nella sua semplicità, risulta sempre riconoscibile e autentica, sia nel suono che nella costruzione armonica, contribuendo a distinguerlo quasi come un caso unico nel miasma di one human project che, dai tempi delle restrizioni per il COVID, hanno conosciuto una proliferazione oltre ogni più rosea previsione (rosea in quanto con la creatività è combattuto lo stress e l' isolamento) sulla rete. Questo Ep, tanto quanto i suoi predecessori, si fa notare proprio per la versatilità compatta che propone in ogni canzone: attraversa ere geologiche di musica, le frantuma in uno schiacciasassi Lo-Fi e le definisce e modella con il timbro squillante di Waylon che serve come rifinitura in ultima fase. La creatività in questi casi, se si ha un orecchio attento e una mentalità aperta e poco o per niente incline alla rigidità imposta da categorie o sottocategorie musicali (caratteristica fondamentale oggi come oggi e che un domani lo sarà sempre di più se non si vuole scivolare nel passatismo e nell' incapacità di adattamento di cui stanno soffrendo certe schiere di ascoltatori, per così dire, colti), risulta straripante, fino al punto di non riuscire a capacitarsi di come tante idee si possano cumulare in modo così naturale in canzoni da un minuto e mezzo. Ogni pezzo è una cascata di sensazioni ibride, divertimento costruttivo e ironia intelligente. Da avere, come quelli precedenti e, ci scommetto, come quelli che verranno.
Waylon come gregario per cause importanti
Girl Fit "Girl Fit", 2024
Imbraccia una chitarra e suona una cassa, Waylon, ma lascia il microfono a Baesha che parla di femminismo Punk, relazioni e conflitti sociali. Lo stile tagliente e minimale di Waylon rimane invariato: il suo chitarrismo non cede di una virgola pur rimanendo fedele a se stesso; si apre a soluzioni più dissonanti senza mai perdere contatti con la melodia. La cassa tiene il punto e trattiene l'intera situazione coi piedi piantati al suolo con la sua rigidità essenziale e scarna: pochi colpi dati nei giusti momenti e si possono produrre brani di una bontà indicibile. Non c'è un singolo pezzo che allenti o esasperi la situazione, tutto è coordinato ai fini di una tensione compositiva nervosa e urticante. Sopra a tutto vola lei, la voce di Baesha, a riaprire questioni mai risolte: il ruolo della donna nel mondo occidentale, gli occhi dell' uomo comune nel concepirla, accettarla, categorizzarla.... Baesha descrive ed interpreta il tutto con un cantato beffardo, irrequieto e in perfetta linea di continuità con la base strumentale di Waylon: nei versi declamati, da uomo, riconosco tutte le volte che mi son comportato da stronzo con una donna, che ho dato per scontato che quello che comandava e guardava sprezzante dall' alto forte del mio privilegio ero io. Le Girl Fit mi fanno sentire in colpa e, al contempo, mi fanno sentire bene con la loro musica: mi son comportato da stronzo ma posso sempre recuperare.
Waylon come scopritore di talenti
Feral Stupid "Recorded Live at Skateboard Facility", 2024
Mi piace pensare che Waylon abbia iniziato a suonare, non per diletto o vanteria come molti, ma perché aveva un universo da rappresentare ed imporre al mondo: una visione sua personale su come, in generale e non solo in musica, le cose dovrebbero essere. Per fare questo, ad un certo punto, solo il proprio bagaglio di uscite può essere poco (o, meglio detto, l' autore può sentirne i limiti per quanto sia esaustivo) e si avvertirà l' esigenza di dar voce a realtà che si giudicano empatiche e con gli stessi propositi. Questi Feral Stupid, con Waylon, hanno in comune l' amicizia, la passione per i suoni aspri e l' amore per produzioni povere e dal basso; tanto basta per unire i percorsi e licenziare una cassetta di Noise Rock e Post Hardcore casereccio che, senza ostentare grosse pretese, raggiunge grandi risultati (un po' le stesse cose che fa Waylon con le uscite che lo vedono tra gli esecutori): pochi minuti, certo, ma ben spesi poiché c' è capacità di invenzione in un magma di Chaos ferale. La predisposizione dei tre, esattamente come in Waylon, a giocare coi generi ai fini di un racconto che travalichi i confini delle categorie musicali ma favorisca la compattezza e la coerenza del percorso sonoro e narrativo insieme, li rende unici e agilmente riconoscibili in una selva di formazioni che potrebbero suonare simili ma, ahi loro, riescono solo a sembrare tra quei tanti che sembrano il tal gruppo in quel tal disco. I Feral Stupid intraprendono il sentiero Post Hardcore per sfruttarne il lessico e tirarne fuori un qualcosa che sia loro e di nessuno altro. Non per niente sono amici di Waylon, mica chiacchiere.
Waylon come autore in continua evoluzione
Waylon Thornton "Peppermint Nog",2024
Nel mentre mi spertico nello scrivere questo speciale, Waylon se ne esce con un nuovo ennesimo disco (Head full of Jelly è uscito ad Agosto, questo Peppermint Nog è uscito da pochissimi giorni) e, come annunciato ad inizio post, la quantità esorbitante di uscite non grava per nulla sullo stato di salute della sua scrittura. L' esigenza prorompente di usare la musica come un diario personale e, quindi, farne un veicolo per il proprio sentire nella vita di ogni giorno, può portare ad una produzione continua e ininterrotta: si vive, si ascolta, si soffre, si gioisce, si torna a casa e le impressioni raccolte nella giornata appena trascorsa possono tramutarsi in una se non anche più canzoni; se poi si aggiunge che, questa pratica, è accompagnata da un' ottima conoscenza dello strumento e della materia musicale, ecco che dalla quantità si raggiunge anche la qualità. Qui Waylon Thornton si fa tendenzialmente meno nervoso e più melodico senza rinunciare però alla spigolosità del suono e alla povertà della registrazione (che in un racconto giornaliero è quasi essenziale) e regala anche momenti di intimismi per lui fino ad oggi inediti. La sua voce, disperata di una disperazione beffarda, si sposa perfettamente con le nuove atmosfere, che in certi casi, grazie all' aggiunta di un synth, si fanno addirittura crepuscolari. La bravura del personaggio è anche in questo: sapere sempre come portare in simbiosi le proprie caratteristiche personali con eventuali cambiamenti armonici; una roba così era bravissimo a farla un tizio chiamato David Bowie, tanto per dire. A fronte di un clima più riposato e melodico, la voce di Waylon assume, a fa assumere all' intero insieme, tinte ancora più malinconiche e, a tratti, drammatiche (ci si rilassa, certo, ma non ci si arrende davvero). Ancora un altro disco, quindi, e ancora in poco tempo e, ancora, su livelli molto alti.
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Conclusioni
Il motivo di questo mio speciale su Waylon Thornton è, in primo luogo, la profonda stima che porto a questo chitarrista/cantante/artista indipendente, fondata principalmente per il suo approccio casereccio, intimista, irruento e verace alla musica e al modo e ai mezzi per proporla. In seconda battuta, ma non meno importante della prima, è per aiutarlo, nel mio piccolo, ad avere un seguito più nutrito anche qui da noi: considerato lo spazio che gli viene riservato ogni volta sul canale YouTube di Tremendo Garaje (vero punto di riferimento per la comunità internazionale di Punk e Post Punk di natura DIY) direi che il nostro non si possa lamentare ma, data la mia stima, vorrei davvero che la sua produzione venisse conosciuta e apprezzata di più anche qui da noi in Italia, dove mi sembra che sia sconosciuto o quasi.
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