No Strange "Chiedilo a te stesso", 2024-Area Pirata

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I No Strange dicono"chiedilo a te stesso" e io me lo chiedo e mi rispondo che una volta, non molto tempo fa, volevo picchiare un tizio, ma fortissimo eh, roba da pronto soccorso con codice rosso nella migliore delle ipotesi. Mi informai anche su dove stava di casa e un sabato mattina ci passai anche davanti, giusto per capire com'era l' urbanistica e studiare un piano per sorprenderlo e vendicarmi. Finii però, come suggeriscono appunto i No Strange, col chiedere a me stesso se ne valeva davvero la pena: la risposta fu no, non valeva la pena darsi tanto disturbo per un idiota; mi sarei preso una denuncia, avrei deluso le persone che mi vogliono bene e poi, parliamoci chiaro, l' odio era tanto, si, ma l' odio ti logora molto più del dover sopportare le uscite infami e viscide di uno che, più che un essere umano, pare un verme. Vale la pena smettere di essere una persona per uno che non lo è mai stato? Se lo avessi picchiato sarei diventato come lui e, anche se all' ospedale con codice rosso, avrebbe vinto lui perché mi avrebbe fatto abbassare al suo livello di verme. La risposta quindi fu no e, alla fine, preferii sopportare la sua presenza dannosa e capziosa semplicemente evitandolo.

Tutto questo per dirvi che il ragionamento funziona e, così come il ragionamento, funziona anche il disco dei No Strange. Per l' ennesima volta, i torinesi ci fanno partecipi di un qualcosa di stimolante, a tratti struggente, a tratti ipnotico, sempre e comunque coinvolgente.

Nel proposito di interrogare se stessi il tempo si ferma, non si sa quanto si dovrà dialogare con se stessi perché è giusto farlo per arrivare ad una vera soluzione: non c' è una misura del tempo stabilita per capire cosa si deve fare per fare davvero bene a se stessi e perseguire un' idea di giusto e sbagliato. Il tempo che ci vuole, sia esso breve o infinito, è comunque ben speso, quindi prenditi il tuo tempo. Nel trasmettere questo i No Strange rinunciano al tempo, inteso come ritmo, e preferiscono darne una traccia più sottintesa che evidente: le percussioni sono accennate e non sovrastano, dando più spazio ad armonie sospese tra trame psichedeliche, atmosfere etniche ed un cantato avvolgente. 

È un disco questo la cui importanza sta tutta nel suo clima che, al contempo, diventa pure la sua cifra: sacrificando il ritmo, o, meglio detto, mettendolo in secondo piano, i No Strange ne guadagnano in autorevolezza: come un senso di autorialità dovuta a scelte estetiche, in campo sonoro, di difficile commestibilità per un pubblico più esteso. I No Strange necessitano di attenzione per essere compresi ed amati, collegare tutti i sensi, ed in particolar modo il sesto, allo stereo per riuscire ad avvicinarsi alla complessità delle loro idee e dei loro spunti e slanci. Questo è un gruppo indipendente e, proprio perché tale, non ha la volontà di accontentare qualcuno se non se stesso: un' importante lezione su cosa significhi essere Underground nel 2024 (valida anche per il prossimo anno e per quelli a venire). 

World music, dai lati più disparati del globo, si mescola con trame psichedeliche e sognanti, la volontà continua di dare precedenza alla sostanza plasmandola su forme e figure poco frequentate negli ultimi anni e questo senza mai rinunciare ad un senso della misura piuttosto asciutto e gestito secondo i canoni minimalisti del Punk Rock e del Post Punk. 

I torinesi sono attivi dagli anni '80 e si son visti passare di fianco vari moti e tumulti musicali e, va detto, non li hanno fatti scorrere invano: raccolgono testimonianze, immagini, suoni, li annettono al proprio bagaglio e li declinano alle loro esigenze, creando un tutto che suona personale, di loro esclusiva.

L' ennesima prova che si suona sempre per un motivo ben preciso e che va al di là di miserie quali la notorietà, la visibilità e la pensione assicurata, ma solo per pensarsi altro rispetto a quello che è, pensarsi oltre al di là di ciò che viene imposto.

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