Chenchi "Chenchi",2024-Bubca

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Una chitarra acustica risuona potente, prepotente, romantica, sentita come se le corde fossero quelle del proprio umore e non dello strumento; ed è una chitarra acustica...

La capacità di invenzione di Chenchy è impressionante: si getta in Blues anfetaminici alla Joe Spencer, composizioni introspettive e bizzarrie imbizzarrite e non si rilassa mai, esprimendosi in un inglese inventato che, più che ad Adriano Celentano, fa pensare al gramlo di Dario Fo. 

È proprio la ricerca di un linguaggio alieno, sia lessicale che musicale, che contraddistingue e segna la cifra di questo disco che, sorprendentemente, è solo per chitarra e voce ma che esprime una potenza ed una rabbia sonora al di là di ogni possibile limite; la bravura di Chenchy è proprio quella di possedere una pennata potente e precisa ed un ugola ben calibrata. Stupisce e sorprende, di fatto, come sia riuscito a fare un disco di così forte impatto con così poco. 

La registrazione, ovviamente, è poverissima: si riesce a sentire il rumore di avvio della traccia audio di registrazione a inizio pezzo e quello di chiusura, segno evidente che Chenchy ha lavorato d'istinto ed urgenza: arriva l' idea, la si butta giù e la di registra subito dopo. La musica è fatta di istanti, suggestioni improvvise e sentimenti violenti per quanto passeggeri; l' importante è saperli afferrare e tradurli, per fare ciò occorre anche un' ottima tecnica e conoscenza dello strumento, sia vocale che strumentale: Chenchy li possiede entrambi e con maestria sa quello che vuol rappresentare e lo rappresenta regalandocelo in dieci pezzi eterogenei e fortemente passionali. 

A volte, o forse sempre, in musica bisognerebbe ragionare più di pancia e non porsi degli obbiettivi; avere solo una storia da rappresentare, la propria, e ad essa votarsi, usarla come metro e strumento sopra ogni altro; si ascoltano dischi di altri per usarli secondo proprio discernimento, non per diventare quei dischi e farne una fotocopia senza carattere né spessore.

La vita è troppo breve per essere qualcun altro, tanto vale impegnarsi a cercare di conoscersi meglio suonando quello che si prova, si soffre, si subisce. Non farlo condanna solo ad essere dei divertiti coglioni.

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