La Furnasetta "Infernot", 2024-Drama Recorder/Solium

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Diciamoci la verità pura e semplice, ora che pure quest' anno volge al termine: la musica ha rotto i coglioni. Vi sembra questo un pianeta meritorio di canzoni da cantare, motivetti da fischiettare e ritmi da ballare? Sul serio? Ma fatemi il piacere.

Meglio scomporre o ,meglio, far decomporre la sostanza ancora in vita di quello che conosciamo come musica (di frontiera, da aperitivo, da indici puntati verso il palco, da supermercato) e sfruttarla per dare vita a un racconto, un' estetica, un sentire che sia di esclusiva di chi se ne fa carico. Fregarsene di mode, generi e sottogeneri ed essere unici e, niente niente, pure irripetibili.

Quello che passa di fronte agli occhi, durante l' ascolto di questo disco, è una parata grottesca di sfighe, storie finite nel verso storto, psicodrammi e asfissiante quiete di provincia; la provincia che tutto tritura e poi fa finta di niente e quindi è come se nulla fosse successo, tutti schiacciati in un' omertà borghese e inaccettabile ma che si perpetra per amor di quieto vivere, un quieto vivere fatto di inquietudine. 

È proprio l' inquietudine che qui fa da collante, mettendo insieme elementi distanti fra loro se non addirittura contraddittori: Techno, Punk Hardcore all' italiana, Thug Rap, House Music da accatto, Chill-Out da reparto psichiatrico, campionamenti e Drone, un Cut Up Burroughsiano concepito su ritagli di cronaca nera locale.

L'impressione finale è che i La Furnasetta facciano un' operazione che viene bene a pochi e che quasi nessuno fa più ormai: usare la musica come un mezzo e non come fine, usare grammatiche già utilizzate da altri per creare un testo apparentemente incoerente ma che, in realtà, dice forse anche più di quello che vorrebbe dire.

Sarebbe troppo facile, adesso, parlarvi, in merito a Infernot, di musica del futuro: la musica dei La Furnasetta è terribilmente al presente, non ha pietà e non lascia niente di sottinteso, racconta tutto e non si autocensura. Sembrano investiti dal compito del vero cronista e assolvono al compito come se davvero fosse la loro missione nella vita. 

Sinceri complimenti.

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